mercoledì 1 agosto 2012

"Impiegato per hobby" di Enrico Martelloni - In viaggio per la vittoria parte 2


Tutti erano commossi, gli occhi lucidi, gli sguardi increduli. Tutti si congratulavano con tutti: baci e abbracci, pacche sulle spalle. Sì, tutto vero: l’A.C. Prato era tornato in C1. Sull’autobus si respirava un’aria commossa. La promozione ipso facto non era una cosa che poteva succedere tutti i giorni e da questi bravi figlioli non potevi aspettarti certo reazioni fredde e calcolate. Erano emozionati anche i dirigenti ed ora s’asciugavano le palpebre inumidite, mentre le smorfie cessavano, ridando ai lineamenti del viso un aspetto più decoroso. Il viaggio era, però, impegnativo: pur non lontana Perugia, del sabato non restava molto e bisognava far presto. Leo aveva ripreso la guida, sicuro e spedito sotto il cielo azzurro. Il sole li accompagnava, alto brillava nel buon auspicio di una vittoria. Nel generale ottimismo, tra sorrisi, battute di spirito e spintoni, qualcuno azzardava, cameratisticamente, una scurreggia. Dopo il pranzo mordi e fuggi al Pavesi dell’autostrada, un elemento della squadra aveva avuto il coraggio di sporcarsi la cravatta con del Ketchup meritando lo sguardo imbronciato e risentito di Marco, il dirigente accompagnatore. Dopo tutti i sacrifici fatti, le cravatte che la società aveva a disposizione non erano molte. Al punto che per il nuovo arrivato, in un primo momento, si era pensato di sostituire la cravatta con una sciarpa degli ultras, nell’attesa che, il giocatore ceduto alla Cavese, restituisse con posta celere, la cravatta che si era scordato di restituire prima di andar via da Prato. Voci maligne, delatrici, insinuavano che lo avesse fatto apposta, per usarla al matrimonio di un suo carissimo amico. La società era preoccupata e parsimoniosa: era o non era vero che le virtù amministrative societarie, avevano fatto la differenza in quest’estate di precampionato dove Coavisoc, Tar del Lazio, Consigli di Stato, avevano secondo imperscrutabili disegni, deciso chi doveva restare, o retrocedere da un campionato all’altro? Intanto Leo era uscito dall’autostrada e Simone, per far distrarre i ragazzi dalla partita della domenica, si era sintonizzato sull’anticipo della serie A: Messina-Fiorentina. “Ecco una punizione di seconda dall’arbitro della gara.” Gracchiava la radio. “…rispettata la distanza…ZZZ::.gr GRr!...” E d’improvviso “…la data di consegna dei documenti del Messina…Non ragionevole che la Coavisoc pur essendo in possesso al momento del suo insediamento di un documento che riconosce rilievo assorbente ed esaustivo del parere che è chiamato a rendere, possa rifiutarsi di prenderlo in esame solo perché depositato dopo la data che contestualmente ha ritenuto di essere legittimato a fissare..ZZZ::.gr GRr! Tiro, palo, rete”. Momento di pausa riflessiva. (Credetemi sulla parola, non l’ho scritto io, lo giuro) Rete. Rete, che? “un dribbling ubriacante e la Fiorentina passa in vantaggio”. Il silenzio sull’autobus era generale, qualcosa deve essere sfuggito all’attenzione degli ascoltatori. Si sentiva solo il ronzio del motore del bus. L’allenatore e Marco avrebbero voluto dire qualcosa, ma non gli riuscì, sembravano tutti inebetiti. L’autobus continuava ad andare. L’attimo fu lungo, quasi eterno. Il piede destro dell’autista improvvisamente schiacciò secco sul freno per evitare il peggio. Questa volta fu il secondo portiere della squadra a volar via dai sedili per l’effetto della frenata, ma siccome non era bravo come il primo, non lo eguagliò. Picchiò forte un brutto colpo sul pavimento, due o tre sedili prima della consolle, perciò la considerazione dei compagni restò quella che era, vale a dire: scarsa. Tutto si era aggiustato per il meglio dopo la breve sosta per riprendersi dallo scampato pericolo. Un poco di ghiaccio per i contusi e via! Nello sforzo di pensare a quello che la radio aveva detto, il portiere titolare aveva aggrottato le sopracciglia più di tutti gli altri, ed esposto in fuori ancor di più il labbro inferiore, assumendo un’evidente espressione per la quale siamo soliti dire dei nostri fedeli amici a quattro zampe: “Gli manca solo la parola!”. Forse, era il caldo, o il duro scontro sulla consolle, ma cominciava a dare i numeri. Il lago Trasimeno ormai alle spalle, rifletteva dorati i raggi del sole, e il cielo da azzurro s’era reso pallido nel tardo pomeriggio prefestivo, mentre barzellette triviali facevano scoppiare fragorose risate da uomini sul bus. Perugia era vicina. In quel momento la radio annunciava “A seguito della decisione del tribunale di Genova non sarà possibile stabilire per ora i calendari, ma almeno, dopo le ordinanze del consiglio di Stato, sono possibili le composizioni dei gironi. Serie A: nell’attesa del Genoa, che potrebbe lasciare il posto al Treviso, non è ammesso il Torino, subentrerà così l’Ascoli…eccetera, eccetera.” Poi di botto “…e in B la squadra ripescata è l’A.C. Prato!” 

Fine della seconda puntata.

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